A Brunete, sotto un carro armato, alla fine del luglio del 1937 Gerda Taro, con la sua Leica documentava la sua caduta e la caduta di una Spagna repubblicana.
Fino ad allora sembrava tutto possibile, c’era ancora la speranza che l’Europa non sarebbe stata risucchiata dal vortice di violenza.
Con la vittoria della LXXII Edizione del premio Strega, Helena Janeczek ci fa conoscere la storia di una donna coraggiosa, moderna e immersa nel suo tempo.
Nel modo che sapeva, Gerda Taro “combatteva” con la sua Leica contro un’ideologia che stava prendendo forma e che l’avrebbe voluta altrove, forse ad espletare il suo dovere di figlia, forse di moglie o meglio ancora di madre di un regime e di un’ideologia fascista e totalitarista che lei, per origine ma anche per scelte di vita, assolutamente non poteva condividere.
Gerda era impegnata ogni giorno a diventare e rimanere una persona integra, fedele a quei valori che oggi a noi uomini e donne di questo angolo di mondo sembrano scontati.
Quando Gerda guardava quel mondo attraverso il mirino a telemetro della sua Leica era concentrata non tanto a dimostrare di essere una donna brava quanto un uomo o migliore di un uomo, era invece impegnata a compiersi come persona.
Era, per usare le parole di Beatrice Manetti, “la gioia di vivere”. E come si fa ad incasellare la gioia di vivere in categorie di “genere”?
E’ un peccato che spesso, ancora oggi, presentando questa fotografa reportagista di guerra, si senta la necessità di anteporre al suo nome l’etichetta “compagna di…”, lei era Gerda Taro!
La gioia di vivere ti fa fare bene il tuo mestiere, non appartiene ai maschi o alle femmine, ma alle persone.
Buon Lavoro Fotografi! E chi può…buona Leica a tutti!
PS: Giuriamo di non aver percepito un solo centesimo dalla Leica 🙂